Oggi ci immergiamo in una dimensione più profonda e inquieta, un richiamo ancestrale che vibra nell'aria e nel palato. Parliamo della sapidità, del salato.
Come sempre, il mio intento non è spiegarvi la chimica del cloruro di sodio, ma la sua anima.
Per me, il salato è un guizzo verticale, una scossa elettrica che risveglia la memoria; è il sapore della sopravvivenza, del sudore sulla fronte di chi lavora la terra o solca i mari, è l'essenza scarna di ciò che resta quando togliamo il superfluo.
Ho cercato questa vibrazione non solo nel bicchiere, ma ovunque essa risuoni con la stessa urgenza. L'ho trovata nelle pagine intrise di salsedine di Hemingway e Melville, dove il mare è sfida e ossessione; l'ho ascoltata nel graffio di una chitarra elettrica o in un fado struggente che canta la mancanza. Nell'arte, il sale mi appare nelle figure scarne e tese verso l'infinito di Giacometti o nei mari in tempesta di Turner.
Un piccolo assaggio di un'esplorazione che spero vi coinvolgerà.
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Roberto Cipresso
Consulente Enologico e Autore. Esperto di terroir e viticoltura.